Oggi è conosciuta semplicemente come la Chiesa di san materno, o la Parrocchiale di Maccagno Superiore.
Eppure, andando alla riscoperta delle radici di questo edificio sacro, ritroviamo tracce di un passato importante, che merita di essere ricordato.
Incominciata poco prima della visita di Federico Borromeo (1596), la sua costruzione fu lenta. Nel 1683 era ancora priva del campanile e la facciata non era ancora stata intonacata. Nel corso del '700 si stava ancora provvedendo a decorarla internamente. Un'iscrizione conservata nella chiesa lo ricorda « Materno sacrata excellentori sculpur ornata - 1715 » ed alcuni affreschi esistenti un tempo sulla volta recavano la data 12 ottobre 1720 .
La Chiesa ha la forma di croce latina. Comprende una navata centrale assai vasta ed alta e tre cappelle per parte, delle quali quelle di mezzo sono le più ampie. La facciata, un tempo assai più arretrata rispetto all'attuale, fu eretta nel 1877 con il ricavato della vendita della casa appoggiata alla chiesa di S. Antonio. Il disegno della facciata è una miscellanea di ordini architettonici, dal neoclassicismo al rinascimento. Le sue linee sono però armoniose ed eleganti. Solo nel 1875 fu sistemato il sagrato antistante.
L’interno della chiesa è ricco, raccolto e suggestivo. La luce che piove dall'alto crea strani effetti di ombre ed il mistico silenzio che vi regna inducono ad un profondo raccoglimento.
A sinistra entrando vi è il fonte Battesimale, dove una lapide ricorda un certo Giovanni Mondini che fece decorare a sue spese i capitelli con foglie d'oro. Segue la cappella dedicata a S. Nicola, costruita nel 1844 per voto dei maccagnesi scampati ad un’epidemia di colera. Il disegno della cappella è dell'architetto Caronesi (vedi n. 19 di Parola, maggio 2006), la famiglia Clerici offrì la statua del Santo e vi unì un legato; i fratelli Francesco e Giovanni Bolognini furono i pittori. È l'unica cappella che si stacchi dallo stile generale della chiesa e che non abbia l'altare in stucco intarsiato.
Segue la cappella del Crocefisso ricca di stucchi e formata da un’ampia volta sulle pareti della quale sono quattro medaglioni su tela dipinti ad olio. Essi rappresentano il ciclo dei dolori di Cristo. In una vasta nicchia è un grande Crocefisso di legno, ai cui lati sono le statue barocche di S. Antonio e S. Francesco. Segue la cappella dedicata alla Vergine Immacolata, raffigurata in un grande quadro a olio seicentesco di scuola lombarda. Una bella decorazione barocca incornicia il quadro, sullo stesso stile della precedente ed è formata anch'essa da un vasto arco decorato.
A destra dell’altare centrale troviamo tre cappelle corrispondenti nello stile, nella decorazione e nel disegno a quelle già descritte. La prima è dedicata a S. Giuseppe e contiene un quadro ad olio raffigurante lo sposalizio di Maria Vergine, copia di un affresco del Morazzone esistente nella Chiesa di S. Vittore di Varese. Segue la cappella dell'Addolorata, ornata da sette medaglioni di tela dipinti ad olio, rappresentanti il ciclo dei dolori della Vergine, risalente alla prima metà del 700. In una nicchia sono conservate alcune statue barocche in legno raffiguranti la Madonna con le pie donne e S. Giovanni. Il culto dell’Addolorata è in paese particolarmente sentito, e si celebra la terza domenica di settembre, successiva alla memoria liturgica del 15 settembre.
Ultima a destra segue la cappella dedicata all'Angelo Custode, raffigurato in una notevole tela di discreta fattura.
Testo di Fabio PASSERA